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BeLongevity Team

3 NEURONI NEL CERVELLO CI SPINGONO A MANGIARE E REGOLANO L’APPETITO

Aggiornamento: 13 nov

Mangiare è molto più di una semplice risposta alla fame; è un comportamento complesso, regolato da una vasta gamma di fattori fisici, emotivi e sociali. Ma, sorprendentemente, uno studio recente ha rivelato che uno dei meccanismi alla base di questo comportamento – la masticazione – è governato da un circuito neurale sorprendentemente semplice, composto da soli tre tipi di neuroni. Questa scoperta potrebbe cambiare il modo in cui comprendiamo la nostra relazione con il cibo e aprire nuove strade per promuovere abitudini alimentari più sane e consapevoli.

 

I ricercatori hanno scoperto un circuito neurale che collega la fame ai movimenti della mascella nei topi. Questi neuroni, noti come BDNF (fattore neurotrofico derivato dal cervello), si trovano nell’ipotalamo, una regione del cervello coinvolta nella regolazione dell’appetito e del peso corporeo. I BDNF agiscono come un “freno” naturale per l’appetito: quando attivati, riducono la necessità di mangiare, anche in presenza di cibi altamente appetibili; quando inibiti, al contrario, scatenano un desiderio compulsivo di masticare e ingerire, persino oggetti non commestibili. È come se il nostro cervello avesse un interruttore che regola l’impulso di mangiare, e questo interruttore sembra essere più simile a un riflesso che a una scelta consapevole.

Il circuito dei neuroni BDNF ha mostrato di rispondere agli ormoni della fame, in particolare alla leptina, un ormone prodotto dalle cellule adipose che segnala al cervello il livello delle riserve energetiche. Quando i livelli di leptina sono alti, significa che l’organismo è sazio, mentre un basso livello di leptina indica che è il momento di mangiare. Nei topi, quando i neuroni BDNF sono inibiti, l’impulso di masticare diventa così forte da portare gli animali a mordere tutto ciò che trovano, come bottiglie d’acqua o attrezzature di monitoraggio. Questa compulsione a masticare si trasforma poi in un’assunzione esagerata di cibo se disponibile, con un incremento del consumo del 1200% rispetto alla norma. Questo effetto di “mangiare per fame” sembra avere un forte impatto anche su ciò che potremmo chiamare “mangiare per piacere” – l’impulso di mangiare anche in assenza di fame per gratificazione sensoriale.

La scoperta di questo circuito cerebrale ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il cibo. Spesso, mangiamo non solo per soddisfare il bisogno di nutrienti, ma anche per una serie di motivazioni che vanno dalla gratificazione personale alla socialità, all’abitudine e persino al semplice piacere di assaporare qualcosa di buono. Questi fattori, combinati con segnali fisiologici, influenzano il nostro comportamento alimentare, creando un sistema complesso che può portarci a mangiare anche quando non ne abbiamo veramente bisogno. Se consideriamo che la fame può essere sia una risposta a uno stimolo fisiologico sia un meccanismo edonistico, in cui mangiamo per piacere, comprendiamo quanto possa essere difficile regolare l’assunzione di cibo in modo consapevole e in equilibrio con le nostre reali necessità.

I ricercatori hanno scoperto 3 neuroni che collegano la fame ai movimenti della mascella e agiscono come un freno naturale per l’appetito
3 I ricercatori hanno scoperto 3 neuroni che collegano la fame ai movimenti della mascella eche agiscono come un freno naturale per l’appetito

Questa scoperta sui neuroni BDNF offre anche spunti per combattere l’alimentazione compulsiva e sviluppare abitudini alimentari più sane. Innanzitutto, potrebbe essere utile cercare di distinguere tra fame reale e fame emotiva. Mangiare consapevolmente, senza distrazioni, aiuta a percepire meglio il senso di sazietà e a evitare eccessi inutili. Masticare lentamente e assaporare ogni boccone è una pratica che stimola i segnali di sazietà, riducendo la probabilità di mangiare più del necessario. Inoltre, l’esercizio fisico regolare, anche sotto forma di attività quotidiane, contribuisce a mantenere il corpo in equilibrio, influenzando positivamente anche la regolazione dell’appetito. Spesso, infatti, l’attività fisica modula i livelli di leptina e altri ormoni legati all’appetito, migliorando la connessione tra mente e corpo.

Il circuito BDNF e i suoi effetti sui movimenti della mascella e sull’appetito suggeriscono che il confine tra comportamento alimentare e riflesso automatico potrebbe essere più sfumato di quanto si pensasse. Mangiare, spesso considerato un comportamento consapevole e complesso, sembra condividere con i riflessi automatici alcune caratteristiche. Un riflesso è una risposta diretta a uno stimolo, mentre un comportamento, come mangiare, può essere influenzato da numerosi fattori senza essere garantito. Questa sovrapposizione tra riflesso e comportamento potrebbe aiutarci a comprendere meglio le nostre dinamiche di alimentazione e a sviluppare approcci più efficaci per regolare il peso e l’appetito, specialmente in un mondo dove il cibo è sempre accessibile.

Questo studio, con la sua esplorazione del circuito neurale alla base dell’alimentazione, può offrire nuove strategie per supportare una vita sana e una longevità consapevole. Potremmo sfruttare queste conoscenze per promuovere uno stile di vita che ci aiuti a mantenere un rapporto equilibrato con il cibo, scegliendo di mangiare per nutrirci e non per automatismi o abitudini inconsce. La consapevolezza e il controllo delle nostre scelte alimentari sono parte essenziale di un percorso di benessere che punta non solo a una vita lunga, ma anche a una vita piena e soddisfacente.

BeLONGEVITY nasce per aiutare concretamente tutti a conoscere ed applicare queste straordinarie informazioni della scienza.

 
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  • Deem JD et Al. AgRP neurons: Regulators of feeding, energy expenditure, and behavior. FEBS J, 2022, DOI: 10.1111/febs.16176

  • Kosse C et Al. A subcortical feeding circuit linking an interoceptive node to jaw movement. Nature, 2024, DOI: 10.1038/s41586-024-08098-1

  • Obradovic M et AL. Leptin and Obesity: Role and Clinical Implication. Front Endocrinol, 2021, DOI: 10.3389/fendo.2021.585887

  • Pinkney J et Al. Hypothalamic obesity in humans: what do we know and what can be done? Obes Rev, 2002, DOI: 10.1046/j.1467-789x.2002.00052.x

  • Thorleifsson G et Al. Genome-wide association yields new sequence variants at seven loci that associate with measures of obesity. Nat Genet, 2009, DOI: 10.1038/ng.274

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