La cute costituisce la prima barriera protettiva del sistema immunitario dell’essere umano, proprio per questo motivo è sempre più crescente l’attenzione a questa “parte del corpo” e alla sua cura.
Diverse strategie vengono applicate a tal fine e spesso, tra queste troviamo l’applicazione topica di diverse sostanze, più o meno naturali.
In particolare, la composizione chimica dei prodotti che utilizziamo dovrebbe essere oggetto di attenzione: soprattutto per quanto riguarda i livelli di PFAS e Bisfenoli presenti nelle composizioni. I Bisfenoli sono sostanze utilizzate nella produzione di diversi oggetti di uso comune e si trovano in buona parte anche in molti contenitori utilizzati per gli alimenti. Da una recente indagine dell’autorità europea per la sicurezza alimentare è emerso che i livelli di queste sostanze sarebbero di 2-3 volte superiori rispetto ai livelli di guardia, costituendo un vero e proprio rischio per la salute. Di recente si è posta molta attenzione anche sui cosiddetti PFAS, ovvero sostanze per- e poli-fluoroalchiliche dotate di proprietà tensioattive che sono in grado di respingere acqua e olio, sostanze particolarmente adatta per applicazioni topiche e cura della pelle. Sembrerebbe che a causa delle loro caratteristiche e proprietà biochimiche, queste sostanze sarebbero in grado di permanere nel corpo umano e nell’ambiente per decenni.
Nel 2023 l’Unione Europea ha pubblicato una statistica relativa al quinquennio 2015-2020 in cui si vede chiaramente che le quantità di polimeri del fluoro venduti nella sola UE, seppur in calo rispetto a quanto venduto nel 2015, si attestano a livelli allarmanti. Tale accumulo conduce inevitabilmente all’entrata di tali sostanze nella catena alimentare e nelle falde acquifere contribuendo ad aumentare il rischio per la salute.
L’assorbimento di queste sostanze è legato alla comparsa di patologie quali i tumori, problemi riproduttivi, obesità, alterazioni ormonali e questo sia per quanto riguarda i PFAS sia per quanto riguarda i bisfenoli.
Dai dati di indagini a livello europeo emerge un rischio causato dal solo contatto tramite prodotti di uso comune per 207,8 milioni di individui in tutta l’UE con un costo per la salute stimato che si aggira tra i 10,7 e i 35 milioni di euro.
Cosa possiamo fare? Innanzitutto, scegliere il luogo in cui viviamo, prediligendo il più possibile aree lontane da stabilimenti chimici e possibilmente in contesti il più possibile immersi nella natura. Ridurre poi l’utilizzo di imballaggi e contenitori di plastica per alimenti e prestare attenzione ai prodotti cosmetici che scegliamo.
Dobbiamo inoltre ricordare l’effetto booster dell’aumento della temperatura sull’assorbimento di tali sostanze da parte del corpo, motivo per cui si sconsiglia l’utilizzo dei contenitori plastificati per riscaldare cibi.
Alcuni paesi e numerose aziende molto attente a tale problematica, si stanno muovendo adottando politiche per sensibilizzare ad una maggior attenzione verso tale problematica e realizzando prodotti pfas free.
BeLONGEVITY nasce per aiutare concretamente tutti a conoscere ed applicare queste straordinarie informazioni della scienza.
Goldenman G et Al. The cost of inaction A socioeconomic analysis of environmental and health impacts linked to exposure to PFAS. Nourdic Council of Ministers, 2019
Lambré C et Al. Re-evaluation of the risks to public health related to the presence of bisphenol A (BPA) in foodstuffs. EFSA J, 2023, e06857
HBM4EU: The European Human Biomonitoring Initiative. Marike Kolossa-Gehring & team HBM4EU Coordinator German Environment Agency
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