Le traiettorie dell'invecchiamento cognitivo sono modificate dalla salute e dallo stile di vita, con un rischio stimato del 40% di demenza potenzialmente spiegato da vari fattori tra i quali il ruolo del sonno rimane poco chiaro. Nonostante le prove che collegano i disturbi del sonno con tassi più elevati di decadimento cognitivo e malattie derivate, non sono affatto chiari gli schemi di sonno specifici che potrebbero essere deleteri per la funzione cerebrale o al contrario le raccomandazioni ottimali.
Il sonno regola funzioni riparatrici cruciali che mantengono l’omeostasi di un ambiente neurale sano, compresa l’eliminazione glinfatica dei prodotti di scarto, la riparazione cellulare e il controllo dell’infiammazione. La compromissione di questi processi dovuta all’interruzione del sonno può contribuire ai cambiamenti neurodegenerativi che sono alla base del declino cognitivo con l’età.
Considerando la relazione bidirezionale ipotizzata tra disturbi del sonno e invecchiamento cerebrale, gli sforzi per identificare gli effetti dei comportamenti del sonno sul cervello dovrebbero concentrarsi su popolazioni cognitivamente intatte e non sempre su soggetti già patologici, questo al fine di poter rilevare possibili cambiamenti microstrutturali del cervello che precedono la neuro degenerazione oggettivamente rilevabile.
La scienza ora estende le prove precedenti che implicano una scarsa qualità del sonno nell’atrofia cerebrale legata all’età per dimostrare che i disturbi del sonno sono associati a lievi lesioni cerebrali microstrutturali anche in assenza di perdita di volume rilevabile o assottigliamento corticale.
Si tratta di una scoperta molto importante in quanto dimostra eventi micro degenerativi cerebrali che non vengono rilevati con le comuni tecniche di indagine strumentale e come tali sono passati inosservati fino ad ora. Andare oltre le misure volumetriche e macro strutturali arrivando a misurare le micro strutture, farlo in soggetti ancora sani dei quali si conoscono 25 anni di storia personale del sonno, ha concesso di confermare quanto il legame progressivo tra sonno e neuro degenerazione parte da molto lontano.
Emergono anche differenze di genere che vedo gli uomini subire effetti più pronunciati in tarda età mentre nelle donne un sonno inadeguato o eccessivo sperimentato già nella mezza età può modificare le traiettorie dell’invecchiamento cerebrale per suscitare anomalie microstrutturali che si manifestano decenni dopo.
É evidente l’urgenza di mettere in atto tutte le strategie disponibili per ottimizzare i comportamenti del sonno nelle prime fasi del processo di invecchiamento, consapevoli che non esistono ad oggi cure mediche concrete per la patologia neuro degenerativa confermata, quindi è indispensabile una efficace prevenzione che inizia da lontano.
Studi in atto che esaminano i comportamenti del sonno relativi ai cambiamenti longitudinali nella microstruttura del cervello e la loro modifica da parte di fattori di salute e stile di vita, aiuteranno comunque a guidare sempre meglio anche le raccomandazioni della medicina di precisione con l’obbiettivo, in abbinamento a tutte le regole generali già conosciute e applicabili da chiunque, di massimizzare l’invecchiamento cerebrale sano.
BeLONGEVITY nasce per aiutare concretamente tutti a conoscere ed applicare queste straordinarie informazioni della scienza.
Tsiknia AA et al. Sleep quality and sleep duration predict brain microstructure among community-dwelling older adults. Neurobiol Aging, 2023, DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2023.02.001
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